Di nuovo qui. Computer acceso, sigarette, totale
disordine nella mia stanza, una trentina di libri sulla mia destra, un Kindle,
un ombrello macchiato, uno scampolo di stoffa mal piegato, uno scatolone, due
materassi in verticale, una lastra di cartongesso, un cavalletto, un pacco di
carta igienica, una bici rotta, buste, un fornello, una scala, ma alla fine,
qui,
davanti a me, l'importante: lo spazio per questa tastiera, le mie dita, la voglia di
scrivere. In realtà, seppur con
un'incostanza terrificante, ci sono sempre stato. Intendo dire nei pressi di
questo blog, dalle parti di un diario di un viaggio che non è più un viaggio.
Nell'ultimo anno ho scritto qualcosa ma, tirando le somme, gli ultimi post
scritti con un impegno serio ed una cadenza regolare risalgono a quando? A un
anno e mezzo, due anni fa? Ok. In questo tempo non sono stato in un sottoscala
a piangere rivoltandomi in un lago di vomito ma ho tirato avanti.
Visualizzazione post con etichetta Scritti di Alessandro Zarlatti. Mostra tutti i post
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lunedì 9 ottobre 2017
martedì 21 marzo 2017
La Cuba di Alessandro Zarlatti
Unica data a Roma per parlare di Cuba, di attualità, di storia e di storie con uno scrittore che ha fatto di Cuba lo scenario per i propri racconti.
Vi aspettiamo
Vi aspettiamo
giovedì 12 gennaio 2017
Mentre corri
La
tua mezz'ora, due volte a settimana se non vince la pigrizia, pare faccia molto
bene al cuore. Dicono così, al cuore soprattutto ma anche al resto, alle ossa,
alla testa, al sangue. La tua mezz'ora sudata, che certe volte passa in un
attimo, mentre altre volte sei costretto a spezzettarla in frammenti
agonizzanti per comporla. Mezz'ora. Da quasi cinque anni all'Avana. Il tuo
ritmo lentissimo a causa del quale tutti ti superano e ti umiliano, i giovani
ovviamente, ma anche le donne, tutti, la tua musica nelle orecchie, il vento
caldo.
mercoledì 28 dicembre 2016
Fantasmi
C'era il mare dietro al buio della Playita de 16 e in mezzo sagome di persone che passavano come fantasmi tra la terra e il
cielo. Tra ciò che restava della terra e ciò che restava del cielo. Giovanni e
Daisy avevano preso un tavolo appartato nel ristorante 7 dias che si affacciava proprio su questo panorama soltanto
intuito e intuivano le onde e le maree e la sensazione della risacca sulla
pelle, quella che ti sposta appena ma ti avverte soltanto di ciò di cui sarebbe
capace.
lunedì 5 dicembre 2016
Il mio Fidel
Pioveva. Per meglio dire: piovigginava ieri sera. Nonostante questo, con
Emanuele avevamo deciso di andare a bere qualcosa in un locale vicino a
Linea. Chiacchiere tranquille. Birra. Cicartici. Perché intorno ai
cinquant'anni parli di cicatrici e dei cerotti che metti. Poco altro. La
mattina ero andato con Yeislany a ritirare la nostra sentenza di
divorzio. Due amici io e lei. Poi le avevo detto di tenere lei quei
fogli perchè il mio zaino era pieno di olio. I miei soliti casini. Moto
mezza rotta, lasciamo perdere.
martedì 1 marzo 2016
La Regla di Nico
Qualche
giorno fa sono andato nel quartiere di Regla. Si tratta di un quartiere storico
e popolare che mi ha sempre incuriosito. Mi ha sempre incuriosito la sua
posizione che è come quella di una vecchia che guarda dal balcone quello che
succede nel palazzo di fronte. Regla si trova sul lato opposto del canale che
costeggia L'avana Vecchia ed è raggiungibile con la famigerata "lanchita
de Regla" una zatterona a motore che parte dall'Avenida del Puerto e
arriva (se arriva) nel cuore di quel quartiere. Se non sbagliate imbarcazione e
finite ad attraccare al Monumento del Cristo e quindi siete costretti a
ripartire dal via sprecando quasi un'ora (come è successo allo scrivente con la
testa chissà dove), in una decina di minuti siete dall'altra parte. L'occasione
era una visita a Nico.
venerdì 26 febbraio 2016
sabato 23 gennaio 2016
Punto di vista
Ho un'oretta per scrivere
qualcosa e quindi scrivo. Il bello all'Avana ha avuto un rallentamento
preoccupante in questi ultimi mesi, ha perso il ritmo come un ballerino demotivato.
E qualcuno mi domanda: "chiude i battenti?".
Non lo so. Forse diventerà una cosa più grande. Forse più piccola. Forse
niente. Non ho idea. Invece so che la sua intermittenza mi piace. Mi piace
scrivere quando ne ho voglia. Quando ho qualcosa da dire, quando ho tempo e
soprattutto quando tira il vento giusto. Nasce su una promessa di irregolarità,
di parzialità, di umori, e le dichiarazioni di intenti, come i peccati
originali, sono importanti.
domenica 29 novembre 2015
Settimana della cultura italiana e il fisarmonicista Marco Lo Russo
Come
sta il blog? Bene, grazie. In realtà sembra svenuto ma è in una specie di
letargo, un letargo di quelli buoni. Sta per nascere dalle sue ceneri (?)
qualcosa di nuovo e di più grande. Riunioni febbrili e incontri vari stanno
componendo una squadra forte e compatta. A breve ne parleremo anche qui.
Intanto, rompo momentaneamente questo silenzio terrificante per una valida
ragione. Proprio ieri, 28 novembre 2015, si è chiusa la settimana della cultura
italiana a Cuba e nascono inevitabilmente molte riflessioni. Si sono alternati
eventi più o meno riusciti, proposte più o meno invitanti, a rappresentare la
cultura del nostro paese. Come sempre c'è a monte una questione di soldi, a
quanto pare, soldi che non ci sono. In un clima di totale austerità sembra un miracolo
aver portato Uto Ughi ed altri artisti di prima fascia. Certo, fa un po' di
rabbia sapere che altri paesi, assolutamente più modesti culturalmente del
nostro, possono contare su budget notevolmente più alti portando a Cuba
illustri sconosciuti.
sabato 19 settembre 2015
Le piogge di settembre
Siamo io
e Maurizio. Abbiamo appena finito di vedere Roma Barcellona dalla "tribuna
Siboney" e torniamo a casa. La tribuna Siboney è la splendida casa di Fabio che settimanalmente riunisce
una decina di romanisti sfegatati. Atmosfera stupenda: il nostro dialetto,
prelibatezze, chiacchiere, tifo, la Roma. Quella specie di malinconia diffusa,
quella distanza che colmiamo parlando più romano ancora, citando
ricordi, in un labirinto di parole private dove troviamo solo noi la strada. Io
e Maurizio per strada. Da Siboney prendiamo Quinta e cade sulla macchina una
tempesta tropicale. Si annunciava da ore ma adesso viene giù con la forza di un tuono interminabile. Quinta si inonda.
Dalle traverse scendono fiumi d'acqua che mettono paura. Macchine ferme. Il
Moskovic di Maurizio tira dritto come un guerriero coraggioso. Solleva creste
d'acqua come una barca a vela ma va avanti nonostante tutto. Maurizio mi dice
che il segreto delle macchine a benzina è lo spinterogeno. Se si bagna
quello, è finita. Mentre camminiamo a
passo d’uomo penso che mi piacciono le
piogge di settembre. Queste piogge.
Hanno il sapore del rimescolamento delle pedine del domino. Aria nuova.
"Agua", dicono qui. Un'altra partita ancora. Una specie di
rivoluzione. Parliamo ancora. Delle prestazioni dei giocatori. Di certe
intuizioni tattiche. Ma io sono altrove. Penso a questo settembre. Alla rivoluzione
permanente che mi attraversa. A queste piogge terrificanti che mi infliggo per
cambiare ancora le tessere della mia partita. Mi domando se abbia un senso
parlare della mia rivoluzione permanente. Se non sia una contraddizione in
termini.
domenica 16 agosto 2015
Terapia di coppia...
L'altro
giorno stavo facendo una specie di gioco con un amico: stavo considerando
questo... come chiamarlo, riavvicinamento degli Stati Uniti a Cuba cercando di
umanizzare il rapporto, considerandolo come una dinamica di coppia. A volte
parlare di Stati rende tutto più astratto e concetti come la “ragion di Stato” falsano rapporti che poi, in
fin dei conti, riguardano persone e vite. Cioè,
raccontiamo un po' di fatti.
giovedì 13 agosto 2015
Talent, sciò!
Ho
comprato la cajita per il digitale terrestre e quindi da un paio di settimane
faccio un po' di zapping e vedo qualche film. Oltre a confermare che Telesur è probabilmente la miglior televisione del pianeta, mi sono
sintonizzato casualmente su una trasmissione cubana che ha acceso le
riflessioni odierne: credo si chiami Sonando en Cuba e forse la prima n è una ñ e quindi il gioco di parole è tra suonando e sognando. Vabbè... comunque sia, è il primo Talent show cubano.
martedì 28 luglio 2015
Efficienza e deficienza
Recentemente
sono stato incolonnato per un'ora in macchina sulla via Flaminia a Roma. Un
riflesso condizionato di quasi cinquant'anni di traffico mi portava ad avere
fretta. Più o meno tutti avevano fretta.
Quando non hai cose migliori da fare nella vita, ti occupi di filosofia ed io,
valutata attentamente la situazione, terminati gli acquisti furiosi ai grandi
magazzini, non avevo nulla da fare, non avevo fretta e quindi, in poche parole,
potevo essere er Socrate de Ponte Milvio.
Ho iniziato a guardare quelle facce inferocite che si litigavano decimetri di
spazio, che facevano dispetti ai motociclisti, che fumavano compulsivamente,
che inviavano sms velocissimi al nulla, che avevano fretta, dannata fretta,
poco tempo, agende zeppe, stress, maledetto stress, ed ho pensato ad un'altra
vicenda minuscola che mi era capitata un paio di settimane prima a L'Avana,
Cuba, che è sulla terra, sulla terra che è un astro (citazione perchè
non mi si parli dietro).
domenica 12 luglio 2015
"Così lontano, così vicino"
Mi trovo in Italia da qualche giorno. Esattamente in questo
momento all'isola del Giglio. È un posto che mi piace da quarant'anni. Il
Giglio intendo. Fantastico sempre di venirci a morire ma non merita progetti
così cupi. Ammesso che il mio destino sarà quello di spegnermi serenamente, da
vecchio vecchio lo terrò in considerazione. È un posto che mi fa pensare. Una
sosta da tutto. Il Giglio ti sospende. Appena monti sul traghetto è come se
tutto il circo Barnum che ti porti dentro vada a prendere una camomilla.
Fermarsi ogni tanto fa bene. Molta gente ti ha parlato di Cuba in questi giorni
e un po' ti sembra che sia cambiata la percezione di quel posto. Quella che
l'informazione è riuscita a costruire è l'immagine di un paese che magicamente
si è rimesso in gioco. Che ha accettato le regole del progresso, che, in poche
parole, si è arreso al nostro modello. Non so bene, e per la verità non mi
interessano, quali siano gli accordi e le decisioni che si stanno prendendo.
Forse è una resa. Forse no. Sicuramente lo è da parte degli americani che hanno
giudicato mezzo secolo di embargo una grande cazzata. Chiedono scusa a tutti e
tentano un'altra strada. Ricorda la politica di revisionismo permanente del
Vaticano. Chiedere scusa a chiunque abbia subito nei secoli l'"entusiasmo
spirituale" cattolico e continuare la propria gloriosa cavalcata. Quella
che sento, però, è un'emozione strana.
martedì 23 giugno 2015
La musica del vicino è sempre più brutta
Al mio
vicino di casa piace molto il reggaeton. Non me l'ha mai confessato
personalmente perchè io ho imparato la lezione di
non socializzare per nessuna ragione, neanche in punto di morte, con dei
vicini, ma lo deduco dal fatto che da circa una settimana lo mette. Non lo
mette così, di passaggio. Lo mette
sempre. A palla. È la colonna sonora della sua
vita, della mia e di un'altra dozzina di persone che hanno la sciagura di avere
una famiglia allegra nel vicinato. Io mi sento fortunato. Vivo a Playa e la mia
casa confina con questa gente e per il resto con banche. In altri quartieri la
colonna sonora si moltiplica per quanti sono i vicini. Ogni vicino ha bisogno
di una colonna sonora per rendere meraviglioso, sensuale, trionfante, il tempo
di cottura dei fagioli o il nulla.
lunedì 15 giugno 2015
Roma, Italia, Cuba, mondo.
È difficile spiegare lo strano rapporto che si ha con l'Italia vivendo
all'estero. Fra due settimane torno a Roma per una quindicina di giorni ed è un
evento che si fa sentire. L'Italia si muove come una malattia autoimmune. Per
lunghi periodi rimane sotto pelle ma sai che c'è ed ogni tanto torna in
superficie. Fenomeni strani. Inquietudini. Stanotte ho sognato la perifrastica
passiva e non so sinceramente cosa voglia dire se non che, in fondo, sono
rimasto a cazzeggiare sempre fra i banchi di un liceo della capitale. Due
giorni fa ho guardato un dvd che mi ha regalato un'amica italiana sulla
trattativa stato-mafia, di Sabina Guzzanti. Niente di inimmaginabile ma, certo,
quando lo vedi così, spiattellato come in un documentario sugli elefanti, fa un
certo effetto. Forza Italia sarebbe
stato un partito nato dalle intuizioni congiunte di mafia, massoneria e destra
eversiva. Ma va?
martedì 9 giugno 2015
Ristorante Opera
A L'Avana le cose succedono per caso ma succedono con
sicurezza. È uno strano paradosso ma corrisponde alla realtà. Me lo enunciò
anni fa un cubano con il proposito di sorprendermi e non ci riuscì, ma poi nel
tempo gli ho dato ragione. Agli appuntamenti le persone non vengono, oppure lo
fanno con giorni di ritardo, o inventano cazzate, o muoiono, però finisce che
poi le ribecchi con una sicurezza che in termini statistici sfiora il 100%.
Serve solo pazienza, giornate che seguano la rivoluzione di Giove, altro da
fare. Un mondo minuscolo che segue regole diverse dalle nostre ma che
funzionano.
martedì 2 giugno 2015
Tomas Milian, il cubano che non ti aspetti
Un paio di mesi fa sono stato invitato alla proiezione di un documentario sulla figura di Tomas Milian, attore
cubano nato prima della Rivoluzione, che ha trovato fortuna fuori. In Italia è conosciuto prevalentemente per il
personaggio popolare del "Monnezza" che ha spopolato negli anni 70/80
ma sono molti meno quelli che sanno che è stato il pupillo di registi del
calibro di Antonioni, Visconti. Una proiezione ristretta alla cinemateca
"Fresa y Chocolate" dalla quale mi aspettavo un percorso semplice
lungo svolte note della storia dell'attore attraversando stagioni luminose di
cinema internazionale. Per la verità a novembre avevo avuto il privilegio di
sentire l'odore del back-stage. In occasione delle riprese ero stato invitato ad una cena con Tomas. Una tavolata piacevole all'Avana Vecchia con
una decina di persone e con un Tomas un po' taciturno. Ho
scambiato con lui frasi smozzicate, battute sulla Roma, scemenze. Era stanco e
forse irritato come un vecchio lontano dalla sua casa.
Quel giorno non mi fece
una grande impressione. Era un monumento a se stesso, un uomo bello e poco
altro. Un riferimento ininterrotto a pellicole, a nomi famosi, a pezzi
dell'immaginario collettivo ma niente di maneggiabile, niente di autentico,
all'apparenza. Invece, vedendo il documentario ho ricevuto una vera e propria sorpresa. Quell'anziano
taciturno che avevo conosciuto mesi prima esce fuori con la forza di un leone,
con la profondità evocativa delle rovine di una civiltà. Pagine alternate tra
ironia e malinconia per un percorso inatteso, mai banale, mai stupido.
Sincerità estrema, lealtà verso la vita, quella che auguri a te stesso il
giorno che non sarà più importante votare l'anima all'apparenza. I pettegolezzi
che sbiadiscono e perdono importanza, quasi disturbano un racconto che sembra
un momento unico, il testamento di un uomo profondo. Esce e comanda la bellezza
dei suoi vuoti di memoria, la disperazione di certi sguardi, l'irruzione di
ricordi difficili come sassate che vengono da lontano. Il Monnezza lontanissimo
davvero, ma anche quel tessuto pubblico cucito coi nomi di Visconti, Antonioni,
di quell'attrice che per lui aveva perso la testa o di quell'altro che era
antipatico davvero. Un uomo, gli spessori di un uomo, che per circostanze varie
ha fatto l'attore. A L'Avana succede anche questo: giri l'angolo e scopri Tomas Milian...
lunedì 25 maggio 2015
Il nuovo che avanza
Sto
parlando con un mio alunno a fine lezione. Ha rimorchiato mesi fa un'italiana
della Romagna e mi chiede se c'è vita in un certo paesino della provincia di
Reggio Emilia. Gli dico che non ne ho idea. Ha le sopracciglia "a
gabbiano" o "a pipistrello", non ricordo bene come le chiamano.
Potrebbero essere pure "a tacchino ripieno" ma fanno comunque cacare.
Si depila ed esibisce un telefonino ricolmo di applicazioni. È gonfio come un
canotto per sessioni feroci di palestra e parla male. Gestisce un pugno di parole
e con esse descrive il mondo. In italiano non progredisce ma utilizza le
lezioni per estorcermi informazioni che non riesco a dargli. Vorrebbe che io
magnificassi le opportunità di realizzazione umana di un paese come l'Italia,
che riconoscessi che, in quanto ad applicazioni e a cellulari, Cuba è alla
preistoria, vorrebbe che io convenissi con lui che Dolce e Gabbana sono un
pezzo della cultura italiana.
lunedì 18 maggio 2015
Scrivere all'Avana
Sono
continuamente alla ricerca di luoghi in cui scrivere all'Avana. È dai primi
anni che sono qui che vivo in questa specie di ossessione: cerco il posto
ideale ma non è facile. Poi finisco sempre a scrivere a letto di casa mia, al
limite su una poltrona, ma conservo sempre la speranza di trovare il Posto.
Qualche giorno fa sono andato in un locale che si trova su 23 in Vedado, mi
sembrava quello giusto. Un locale in pesos cubani dal doppio nome, uno più brutto dell’altro, tipo
Frankfurt o anche Casa del perro. Come se lasciassero a te la scelta della
corda con cui impiccarti. Comunque tavoli sporchi, ubriachi in qualsiasi
fascia oraria, scelta misera di un paio di marche di birra e qualche rum da
poco e, soprattutto, nessun turista. Mi siedo e mi do un tono.
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