martedì 1 marzo 2016

La Regla di Nico



Qualche giorno fa sono andato nel quartiere di Regla. Si tratta di un quartiere storico e popolare che mi ha sempre incuriosito. Mi ha sempre incuriosito la sua posizione che è come quella di una vecchia che guarda dal balcone quello che succede nel palazzo di fronte. Regla si trova sul lato opposto del canale che costeggia L'avana Vecchia ed è raggiungibile con la famigerata "lanchita de Regla" una zatterona a motore che parte dall'Avenida del Puerto e arriva (se arriva) nel cuore di quel quartiere. Se non sbagliate imbarcazione e finite ad attraccare al Monumento del Cristo e quindi siete costretti a ripartire dal via sprecando quasi un'ora (come è successo allo scrivente con la testa chissà dove), in una decina di minuti siete dall'altra parte. L'occasione era una visita a Nico.

domenica 7 febbraio 2016

Intervista a Luis Ernesto Doñas


LUIS ERNESTO DOÑAS
Laureato presso l’ISA (Instituto Superior de Arte) de L’Avana in Media audiovisivi e Regia filmica.
Dopo varie collaborazioni in lungometraggi di importanti autori come Enrique Pineda Barnet, Carlos Lechuga e Jorge Luis Sánchez, realizza documentari, clip di video-danza e cortometraggi di fiction, fra cui OSLO che gli ha fatto ottenere numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Di recente ha co-diretto l’opera teatrale BENT.                                               
Nel 2015 è stato il regista dell’allestimento dell’ALCINA di Handel per il Teatro Lirico Nazionale di Cuba, nel quale ha immesso un nuovo modo di produrre l’opera lirica, e in particolare l’opera barocca, innovando nel campo dell’interpretazione e della recitazione. Innamorato dell’Italia, e in particolare di Roma dove ha studiato per 7 anni, ma anche di Taormina, Trieste e di ogni città sul mare, sta ora scrivendo il suo primo lungometraggio, Esencia Habana, su uno dei primi bar a permettere spettacoli di travestiti.
Gli rivolgiamo le canoniche 5 domande più una.

sabato 23 gennaio 2016

Punto di vista


Ho un'oretta per scrivere qualcosa e quindi scrivo. Il bello all'Avana ha avuto un rallentamento preoccupante in questi ultimi mesi, ha perso il ritmo come un ballerino demotivato. E qualcuno mi domanda: "chiude i battenti?". Non lo so. Forse diventerà una cosa più grande. Forse più piccola. Forse niente. Non ho idea. Invece so che la sua intermittenza mi piace. Mi piace scrivere quando ne ho voglia. Quando ho qualcosa da dire, quando ho tempo e soprattutto quando tira il vento giusto. Nasce su una promessa di irregolarità, di parzialità, di umori, e le dichiarazioni di intenti, come i peccati originali, sono importanti.

domenica 29 novembre 2015

Settimana della cultura italiana e il fisarmonicista Marco Lo Russo


Come sta il blog? Bene, grazie. In realtà sembra svenuto ma è in una specie di letargo, un letargo di quelli buoni. Sta per nascere dalle sue ceneri (?) qualcosa di nuovo e di più grande. Riunioni febbrili e incontri vari stanno componendo una squadra forte e compatta. A breve ne parleremo anche qui. Intanto, rompo momentaneamente questo silenzio terrificante per una valida ragione. Proprio ieri, 28 novembre 2015, si è chiusa la settimana della cultura italiana a Cuba e nascono inevitabilmente molte riflessioni. Si sono alternati eventi più o meno riusciti, proposte più o meno invitanti, a rappresentare la cultura del nostro paese. Come sempre c'è a monte una questione di soldi, a quanto pare, soldi che non ci sono. In un clima di totale austerità sembra un miracolo aver portato Uto Ughi ed altri artisti di prima fascia. Certo, fa un po' di rabbia sapere che altri paesi, assolutamente più modesti culturalmente del nostro, possono contare su budget notevolmente più alti portando a Cuba illustri sconosciuti.

giovedì 29 ottobre 2015

Percorsi e viaggi musicali: Laura Mollica e Giuseppe Greco



Sono qui, in un bar del centro storico dell’Avana, e vivo un’esperienza emozionante, di quelle che al giorno d’oggi capitano sempre più raramente: essere in un luogo che l’UNESCO ha dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” in compagnia di una persona che dal 2011 è parte del “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità” dell’UNESCO, unica artista professionista a rientrare nelle espressioni dell’identità culturale della Sicilia. Lo scorso 7 ottobre, Laura Mollica (voce) e Giuseppe Greco (chitarra, percussioni e direzione musicale) hanno affascinato prima, e trascinato poi, il fortunato pubblico della Sala Teatro del Museo delle Belle Arti con uno spettacolo di rara perfezione e di grande coinvolgimento: La vuci mia, presentato nell’ambito del Festival Les Voix Humaines organizzato da Leo Brouwer e Isabelle Hernández.
L’intervista a Laura e Giuseppe inizia con le canoniche 5 domande de “Il bello all’Avana”. A queste, sebbene siano teoricamente rivolte a un unico interlocutore, risponderanno entrambi con una sintonia tale da non richiedere la necessità di specificare chi abbia effettivamente risposto.

Che cos’è il bello all’Avana per te? Il festival ci ha permesso di avere un accesso privilegiato alla città, che non è solo salsa, non è solo questo folclore che può osservare il classico turista. Invece, abbiamo scoperto che c’è un’offerta culturale importante. Parlando poi delle impressioni, del paese, di bello c’è la gente, la popolazione. Pur vivendo in una situazione di sofferenza, di difficoltà, abbiamo potuto riscontrare la dignità della gente, un grande decoro, anche se non hanno risorse. Certo, ci siamo anche accorti che esistono due Avana, due mondi paralleli, quello della gente che ci vive e il gran luna park turistico. Una città di contraddizioni, di contrasti, ma non sarà forse questo il bello dell’Avana? Le forti emozioni che riesce a suscitare, e il “mal di Cuba”, come una volta si diceva invece dell’Africa, che colpisce quanti passano per quest’isola.

sabato 19 settembre 2015

Le piogge di settembre


Siamo io e Maurizio. Abbiamo appena finito di vedere Roma Barcellona dalla "tribuna Siboney" e torniamo a casa. La tribuna Siboney è la splendida casa di Fabio che settimanalmente riunisce una decina di romanisti sfegatati. Atmosfera stupenda: il nostro dialetto, prelibatezze, chiacchiere, tifo, la Roma. Quella specie di malinconia diffusa, quella distanza che colmiamo parlando più romano ancora, citando ricordi, in un labirinto di parole private dove troviamo solo noi la strada. Io e Maurizio per strada. Da Siboney prendiamo Quinta e cade sulla macchina una tempesta tropicale. Si annunciava da ore ma adesso viene giù con la forza di un tuono interminabile. Quinta si inonda. Dalle traverse scendono fiumi d'acqua che mettono paura. Macchine ferme. Il Moskovic di Maurizio tira dritto come un guerriero coraggioso. Solleva creste d'acqua come una barca a vela ma va avanti nonostante tutto. Maurizio mi dice che il segreto delle macchine a benzina è lo spinterogeno. Se si bagna quello, è finita. Mentre camminiamo a passo duomo penso che mi piacciono le piogge  di settembre. Queste piogge. Hanno il sapore del rimescolamento delle pedine del domino. Aria nuova. "Agua", dicono qui. Un'altra partita ancora. Una specie di rivoluzione. Parliamo ancora. Delle prestazioni dei giocatori. Di certe intuizioni tattiche. Ma io sono altrove. Penso a questo settembre. Alla rivoluzione permanente che mi attraversa. A queste piogge terrificanti che mi infliggo per cambiare ancora le tessere della mia partita. Mi domando se abbia un senso parlare della mia rivoluzione permanente. Se non sia una contraddizione in termini.