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lunedì 13 aprile 2015

Ristorante Olivo

Ristorante Olivo CubaSerata pigra. In frigo ci sono poche cose e nessuno ha pensato alla cena. Si tratterebbe di scaldare qualche vecchia pizza messa a congelare come una mutanda ripiegata su se stessa. I soliti buoni propositi: "Dobbiamo programmare. Programmare. È chiaro? Non possiamo arrivare alle otto e aprire il frigo per vedere che c'è...". No, infatti. Taccio sul fatto che sono 48 anni che va avanti così: mutande ripiegate, attacchi al sacchetto della farina per assorbire carboidrati, succhiare würstel congelati come fossero un calippo, frutta compulsiva e acida scansando gli insetti che ci hanno trovato casa. Bene. Sono giorni che passo davanti ad un cartello in calle 20. Il cartello promette bene: Olivo. Mi tornano su, come i würstel congelati, immagini di Romano Prodi che sventola una bandiera e sembra un idiota al circo. Poi, negli anni, si è rivelato un idiota al circo, ma questa è un'altra storia. Ok, andiamo.

martedì 7 aprile 2015

La guayabera di Zoila

La guayabera di Zoila
Io e l'eleganza siamo due nemici inconciliabili, questo è noto, e a Cuba riesco a far dubitare chiunque sul grande stile italiano che è il nostro biglietto da visita nel mondo. Spesso il mio aspetto ricalca quello di un homeless uruguaiano e non è raro cogliere espressioni di perplessità quando presento il mio biglietto d'invito a qualche ricevimento. Occhi che dicono: "e questo dove l'hanno raccattato?", impasse che viene fortunatamente interrotta da qualche persona che mi conosce e che dice: "No, è tutto a posto, lui sta con noi...". Bene, forse è questo il motivo per cui sono stato omaggiato di una splendida Guayabera in occasione della Settimana della cultura italiana a Cuba, un messaggio elegante per dire: "Alessà, datte una sistemata...".

giovedì 2 aprile 2015

Ristorante El Chanchullero a L'Avana vecchia


Ristorante El Chanchullero


Ristorante El Chanchullero L'AvanaHo scoperto El Chanchullero quasi per caso. Tornavamo a piedi, io e Dalia, per prendere un almendron davanti al Capitolio in un tardo pomeriggio torrido di un paio di anni fa. Avevamo terminato le lezioni del giorno e scappavamo da un'Avana Vecchia che in quei mesi sembrava Sarayevo dopo un bombardamento. Si camminava lungo strettissime lingue di terra lasciate libere dagli scavi della compagnia del gas e facevamo slalom olimpionici tra macerie ed umani che ripetevano: "amicci, amicci ittaliani... da dove venire?".

lunedì 30 marzo 2015

Diego Maradona, De zurda, Telesur: alcune riflessioni.


La nuova trasmissione De Zurda e quello che resta di Maradona

Telesur è una delle più belle televisioni del pianeta. Ti fa pensare che la tv possa anche non essere un mezzo obbligatoriamente idiota. A volte basta svincolarlo da un'idea di mercatino dove vendere monnezza e piazzare una zoccola seminuda per attrarre consumatori e il gioco è fatto. Nella programmazione di Telesur la trasmissione di gran lunga migliore sotto vari punti di vista (estetico, antropologico, medico e narcotico) è De zurda. De zurda (letteralmente "di mancina" alludendo alla gamba e alla posizione politica)   è una trasmissione calcistica che parla di calcio latinoamericano in prevalenza e di calcio più in generale attraverso la pimpante conduzione di Diego Maradona e del giornalista Victor Hugo qualcosa.

mercoledì 25 marzo 2015

La vita dopo la morte


È tutto a posto: esiste la vita dopo la morte. Fine delle angosce, fine del pessimismo, fine delle religioni. Ora non ho tutti i dettagli ma è sicuro. Abbiate la pazienza di leggere queste righe fino alla fine e saprete tutto sul vostro destino.
Dunque, vorrei che fosse chiaro che a Cuba tutti quegli spettacoli con donne vestite come Moira Orfei che mostrano la loro bellezza al ritmo di una musica qualunque sono specchietti per le allodole. Servono per togliere dei soldi a canadesi scorticati dal sole e dall'alcol con uno spettacolo mediocre facendo loro credere che Cuba si muova così. Si muove così il loro immaginario da quattro soldi. Il Tropicana ( e mille altri posti simili) è un locale turistico e non solo per i prezzi. È turistico perché crea una realtà che risponde alle aspettative del visitatore, nada mas. Un po' come i centurioni appostati come rapaci sotto al Colosseo. Monnezza.

sabato 21 marzo 2015

Bambini al Museo Nacional de Bellas Artes



Una delle cose più odiose che un paese possa fare per la sua gente è quella di rendere il proprio patrimonio artistico inaccessibile. I musei vaticani sono una bella storia ma il prezzo del biglietto taglia fuori fette sempre più grandi di popolazione che decidono saggiamente di spendere quei soldi per sfamare un figlio piuttosto che regalarli a quei simpatici esserini vestiti di nero. Parlo dei musei vaticani perchè mi stanno particolarmente simpatici ma il problema riguarda molta parte dei musei italiani e del mondo. La fruizione dell'arte è fondamentale. L'accesso ad essa è, secondo me, più cruciale della banda larga per tutti. Che me ne faccio della banda larga se poi la uso per andarmi a scaricare l'ultimo film di Muccino o l'ultima meravigliosa canzone di Pitbull? I buoi sono già scappati. Il proprio senso del bello è stato già sfasciato a colpi di cazzate. Penso a questo mentre sto seduto per terra nel grande cortile interno del Museo Nacional de Bellas Artes di L'Avana (davanti al Museo de la Revolucion, adesso l'indirizzo esatto non lo so... Chiedete, mica sono un un vigile urbano).

lunedì 9 marzo 2015

Questo Blog


Questo blog poteva chiamarsi "Quello che piace a me, punto e basta" e forse avrebbe dichiarato con maggior forza lo spirito che lo fonda e che mi anima: quello di disegnare un percorso altamente soggettivo di ciò che piace a me a L'Avana. D'altro canto, dalla "Critica del giudizio" di Kant in poi, siamo stati liberati da un concetto di bello "a priori" e quindi, in poche parole, faccio come mi pare. L'Avana è la città che ho scelto per vivere e per scrivere. Secondo me (quante volte ripeterò secondo me nei mesi a seguire?) è la città più bella del mondo e non cerco un contraddittorio. Secondo me. E mi basta. L'Avana è una città (città? Non ne sono sicuro, meglio chiamarla mondo) con una vita culturale incredibile, talenti veri in ogni campo dell'arte, della cultura in generale, della musica. Ha un fermento creativo che non ho mai intercettato in tanti paesi del primo mondo. E accanto a questo, L'Avana possiede un bello, direi, involontario. Quello che non ti aspetti. Quello che ti prende i sensi con la guardia bassa.