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sabato 23 gennaio 2016

Punto di vista


Ho un'oretta per scrivere qualcosa e quindi scrivo. Il bello all'Avana ha avuto un rallentamento preoccupante in questi ultimi mesi, ha perso il ritmo come un ballerino demotivato. E qualcuno mi domanda: "chiude i battenti?". Non lo so. Forse diventerà una cosa più grande. Forse più piccola. Forse niente. Non ho idea. Invece so che la sua intermittenza mi piace. Mi piace scrivere quando ne ho voglia. Quando ho qualcosa da dire, quando ho tempo e soprattutto quando tira il vento giusto. Nasce su una promessa di irregolarità, di parzialità, di umori, e le dichiarazioni di intenti, come i peccati originali, sono importanti.

domenica 29 novembre 2015

Settimana della cultura italiana e il fisarmonicista Marco Lo Russo


Come sta il blog? Bene, grazie. In realtà sembra svenuto ma è in una specie di letargo, un letargo di quelli buoni. Sta per nascere dalle sue ceneri (?) qualcosa di nuovo e di più grande. Riunioni febbrili e incontri vari stanno componendo una squadra forte e compatta. A breve ne parleremo anche qui. Intanto, rompo momentaneamente questo silenzio terrificante per una valida ragione. Proprio ieri, 28 novembre 2015, si è chiusa la settimana della cultura italiana a Cuba e nascono inevitabilmente molte riflessioni. Si sono alternati eventi più o meno riusciti, proposte più o meno invitanti, a rappresentare la cultura del nostro paese. Come sempre c'è a monte una questione di soldi, a quanto pare, soldi che non ci sono. In un clima di totale austerità sembra un miracolo aver portato Uto Ughi ed altri artisti di prima fascia. Certo, fa un po' di rabbia sapere che altri paesi, assolutamente più modesti culturalmente del nostro, possono contare su budget notevolmente più alti portando a Cuba illustri sconosciuti.

sabato 19 settembre 2015

Le piogge di settembre


Siamo io e Maurizio. Abbiamo appena finito di vedere Roma Barcellona dalla "tribuna Siboney" e torniamo a casa. La tribuna Siboney è la splendida casa di Fabio che settimanalmente riunisce una decina di romanisti sfegatati. Atmosfera stupenda: il nostro dialetto, prelibatezze, chiacchiere, tifo, la Roma. Quella specie di malinconia diffusa, quella distanza che colmiamo parlando più romano ancora, citando ricordi, in un labirinto di parole private dove troviamo solo noi la strada. Io e Maurizio per strada. Da Siboney prendiamo Quinta e cade sulla macchina una tempesta tropicale. Si annunciava da ore ma adesso viene giù con la forza di un tuono interminabile. Quinta si inonda. Dalle traverse scendono fiumi d'acqua che mettono paura. Macchine ferme. Il Moskovic di Maurizio tira dritto come un guerriero coraggioso. Solleva creste d'acqua come una barca a vela ma va avanti nonostante tutto. Maurizio mi dice che il segreto delle macchine a benzina è lo spinterogeno. Se si bagna quello, è finita. Mentre camminiamo a passo duomo penso che mi piacciono le piogge  di settembre. Queste piogge. Hanno il sapore del rimescolamento delle pedine del domino. Aria nuova. "Agua", dicono qui. Un'altra partita ancora. Una specie di rivoluzione. Parliamo ancora. Delle prestazioni dei giocatori. Di certe intuizioni tattiche. Ma io sono altrove. Penso a questo settembre. Alla rivoluzione permanente che mi attraversa. A queste piogge terrificanti che mi infliggo per cambiare ancora le tessere della mia partita. Mi domando se abbia un senso parlare della mia rivoluzione permanente. Se non sia una contraddizione in termini.

domenica 16 agosto 2015

Terapia di coppia...


L'altro giorno stavo facendo una specie di gioco con un amico: stavo considerando questo... come chiamarlo, riavvicinamento degli Stati Uniti a Cuba cercando di umanizzare il rapporto, considerandolo come una dinamica di coppia. A volte parlare di Stati rende tutto più astratto e concetti come la ragion di Stato falsano rapporti che poi, in fin dei conti, riguardano persone e vite. Cioè, raccontiamo un po' di fatti. 

giovedì 13 agosto 2015

Talent, sciò!


Ho comprato la cajita per il digitale terrestre e quindi da un paio di settimane faccio un po' di zapping e vedo qualche film. Oltre a confermare che Telesur è probabilmente la miglior televisione del pianeta, mi sono sintonizzato casualmente su una trasmissione cubana che ha acceso le riflessioni odierne: credo si chiami Sonando en Cuba e forse la prima n è una ñ e quindi il gioco di parole è tra suonando e sognando. Vabbè... comunque sia, è il primo Talent show cubano.

martedì 28 luglio 2015

Efficienza e deficienza


Recentemente sono stato incolonnato per un'ora in macchina sulla via Flaminia a Roma. Un riflesso condizionato di quasi cinquant'anni di traffico mi portava ad avere fretta. Più o meno tutti avevano fretta. Quando non hai cose migliori da fare nella vita, ti occupi di filosofia ed io, valutata attentamente la situazione, terminati gli acquisti furiosi ai grandi magazzini, non avevo nulla da fare, non avevo fretta e quindi, in poche parole, potevo essere er Socrate de Ponte Milvio. Ho iniziato a guardare quelle facce inferocite che si litigavano decimetri di spazio, che facevano dispetti ai motociclisti, che fumavano compulsivamente, che inviavano sms velocissimi al nulla, che avevano fretta, dannata fretta, poco tempo, agende zeppe, stress, maledetto stress, ed ho pensato ad un'altra vicenda minuscola che mi era capitata un paio di settimane prima a L'Avana, Cuba, che è sulla terra, sulla terra che è un astro (citazione perchè non mi si parli dietro).

domenica 12 luglio 2015

"Così lontano, così vicino"



Mi trovo in Italia da qualche giorno. Esattamente in questo momento all'isola del Giglio. È un posto che mi piace da quarant'anni. Il Giglio intendo. Fantastico sempre di venirci a morire ma non merita progetti così cupi. Ammesso che il mio destino sarà quello di spegnermi serenamente, da vecchio vecchio lo terrò in considerazione. È un posto che mi fa pensare. Una sosta da tutto. Il Giglio ti sospende. Appena monti sul traghetto è come se tutto il circo Barnum che ti porti dentro vada a prendere una camomilla. Fermarsi ogni tanto fa bene. Molta gente ti ha parlato di Cuba in questi giorni e un po' ti sembra che sia cambiata la percezione di quel posto. Quella che l'informazione è riuscita a costruire è l'immagine di un paese che magicamente si è rimesso in gioco. Che ha accettato le regole del progresso, che, in poche parole, si è arreso al nostro modello. Non so bene, e per la verità non mi interessano, quali siano gli accordi e le decisioni che si stanno prendendo. Forse è una resa. Forse no. Sicuramente lo è da parte degli americani che hanno giudicato mezzo secolo di embargo una grande cazzata. Chiedono scusa a tutti e tentano un'altra strada. Ricorda la politica di revisionismo permanente del Vaticano. Chiedere scusa a chiunque abbia subito nei secoli l'"entusiasmo spirituale" cattolico e continuare la propria gloriosa cavalcata. Quella che sento, però, è un'emozione strana.

martedì 23 giugno 2015

La musica del vicino è sempre più brutta


Chacal reggaeton
Al mio vicino di casa piace molto il reggaeton. Non me l'ha mai confessato personalmente perchè io ho imparato la lezione di non socializzare per nessuna ragione, neanche in punto di morte, con dei vicini, ma lo deduco dal fatto che da circa una settimana lo mette. Non lo mette così, di passaggio. Lo mette sempre. A palla. È la colonna sonora della sua vita, della mia e di un'altra dozzina di persone che hanno la sciagura di avere una famiglia allegra nel vicinato. Io mi sento fortunato. Vivo a Playa e la mia casa confina con questa gente e per il resto con banche. In altri quartieri la colonna sonora si moltiplica per quanti sono i vicini. Ogni vicino ha bisogno di una colonna sonora per rendere meraviglioso, sensuale, trionfante, il tempo di cottura dei fagioli o il nulla.

lunedì 15 giugno 2015

Roma, Italia, Cuba, mondo.


Cuba Italia
È difficile spiegare lo strano rapporto che si ha con l'Italia vivendo all'estero. Fra due settimane torno a Roma per una quindicina di giorni ed è un evento che si fa sentire. L'Italia si muove come una malattia autoimmune. Per lunghi periodi rimane sotto pelle ma sai che c'è ed ogni tanto torna in superficie. Fenomeni strani. Inquietudini. Stanotte ho sognato la perifrastica passiva e non so sinceramente cosa voglia dire se non che, in fondo, sono rimasto a cazzeggiare sempre fra i banchi di un liceo della capitale. Due giorni fa ho guardato un dvd che mi ha regalato un'amica italiana sulla trattativa stato-mafia, di Sabina Guzzanti. Niente di inimmaginabile ma, certo, quando lo vedi così, spiattellato come in un documentario sugli elefanti, fa un certo effetto.  Forza Italia sarebbe stato un partito nato dalle intuizioni congiunte di mafia, massoneria e destra eversiva. Ma va?

martedì 9 giugno 2015

Ristorante Opera


A L'Avana le cose succedono per caso ma succedono con sicurezza. È uno strano paradosso ma corrisponde alla realtà. Me lo enunciò anni fa un cubano con il proposito di sorprendermi e non ci riuscì, ma poi nel tempo gli ho dato ragione. Agli appuntamenti le persone non vengono, oppure lo fanno con giorni di ritardo, o inventano cazzate, o muoiono, però finisce che poi le ribecchi con una sicurezza che in termini statistici sfiora il 100%. Serve solo pazienza, giornate che seguano la rivoluzione di Giove, altro da fare. Un mondo minuscolo che segue regole diverse dalle nostre ma che funzionano.

martedì 2 giugno 2015

Tomas Milian, il cubano che non ti aspetti


Tomas MilianUn paio di mesi fa sono stato invitato alla proiezione di un documentario sulla figura di Tomas Milian, attore cubano nato prima della Rivoluzione, che ha trovato fortuna fuori.  In Italia è conosciuto prevalentemente per il personaggio popolare del "Monnezza" che ha spopolato negli anni 70/80 ma sono molti meno quelli che sanno che è stato il pupillo di registi del calibro di Antonioni, Visconti. Una proiezione ristretta alla cinemateca "Fresa y Chocolate" dalla quale mi aspettavo un percorso semplice lungo svolte note della storia dell'attore attraversando stagioni luminose di cinema internazionale. Per la verità a novembre avevo avuto il privilegio di sentire l'odore del back-stage. In occasione delle riprese ero stato invitato ad una cena con Tomas. Una tavolata piacevole all'Avana Vecchia con una decina di persone e con un Tomas un po' taciturno. Ho scambiato con lui frasi smozzicate, battute sulla Roma, scemenze. Era stanco e forse irritato come un vecchio lontano dalla sua casa.
Quel giorno non mi fece una grande impressione. Era un monumento a se stesso, un uomo bello e poco altro. Un riferimento ininterrotto a pellicole, a nomi famosi, a pezzi dell'immaginario collettivo ma niente di maneggiabile, niente di autentico, all'apparenza. Invece, vedendo il documentario ho ricevuto una vera e propria sorpresa. Quell'anziano taciturno che avevo conosciuto mesi prima esce fuori con la forza di un leone, con la profondità evocativa delle rovine di una civiltà. Pagine alternate tra ironia e malinconia per un percorso inatteso, mai banale, mai stupido. Sincerità estrema, lealtà verso la vita, quella che auguri a te stesso il giorno che non sarà più importante votare l'anima all'apparenza. I pettegolezzi che sbiadiscono e perdono importanza, quasi disturbano un racconto che sembra un momento unico, il testamento di un uomo profondo. Esce e comanda la bellezza dei suoi vuoti di memoria, la disperazione di certi sguardi, l'irruzione di ricordi difficili come sassate che vengono da lontano. Il Monnezza lontanissimo davvero, ma anche quel tessuto pubblico cucito coi nomi di Visconti, Antonioni, di quell'attrice che per lui aveva perso la testa o di quell'altro che era antipatico davvero. Un uomo, gli spessori di un uomo, che per circostanze varie ha fatto l'attore. A L'Avana succede anche questo: giri l'angolo e scopri Tomas Milian...

lunedì 25 maggio 2015

Il nuovo che avanza


sopracciglia ad ali di gabbiano
Sto parlando con un mio alunno a fine lezione. Ha rimorchiato mesi fa un'italiana della Romagna e mi chiede se c'è vita in un certo paesino della provincia di Reggio Emilia. Gli dico che non ne ho idea. Ha le sopracciglia "a gabbiano" o "a pipistrello", non ricordo bene come le chiamano. Potrebbero essere pure "a tacchino ripieno" ma fanno comunque cacare. Si depila ed esibisce un telefonino ricolmo di applicazioni. È gonfio come un canotto per sessioni feroci di palestra e parla male. Gestisce un pugno di parole e con esse descrive il mondo. In italiano non progredisce ma utilizza le lezioni per estorcermi informazioni che non riesco a dargli. Vorrebbe che io magnificassi le opportunità di realizzazione umana di un paese come l'Italia, che riconoscessi che, in quanto ad applicazioni e a cellulari, Cuba è alla preistoria, vorrebbe che io convenissi con lui che Dolce e Gabbana sono un pezzo della cultura italiana.

lunedì 18 maggio 2015

Scrivere all'Avana


Charles Bukowski
Sono continuamente alla ricerca di luoghi in cui scrivere all'Avana. È dai primi anni che sono qui che vivo in questa specie di ossessione: cerco il posto ideale ma non è facile. Poi finisco sempre a scrivere a letto di casa mia, al limite su una poltrona, ma conservo sempre la speranza di trovare il Posto. Qualche giorno fa sono andato in un locale che si trova su 23 in Vedado, mi sembrava quello giusto. Un locale in pesos cubani dal doppio nome, uno più brutto dell’altro, tipo Frankfurt o anche Casa del perro. Come se lasciassero a te la scelta della corda con cui impiccarti. Comunque tavoli sporchi, ubriachi in qualsiasi fascia oraria, scelta misera di un paio di marche di birra e qualche rum da poco e, soprattutto, nessun turista. Mi siedo e mi do un tono.

lunedì 11 maggio 2015

Il Vesak a L'Avana


Vesak a L'AvanaIn un periodo storico come questo dove, in nome di qualche dio a caso, si sgozzano vignettisti, ci si fa esplodere negli autobus, si decapitano "stranieri", parlare di temi relazionati con la spiritualità sembra come stuzzicare una ferita infetta per semplice sadismo. Forse non è un periodo straordinario: basta agitare bene la bibita frizzante delle religioni ed escono fuori parole tipo "crociate", "antisemitismo", "attacchi al gas nervino nelle metropolitane". Vista così la questione, emerge lo stesso istinto di difesa che nasce in Italia verso la politica: la politica è roba sporca, meglio non metterci il naso. Si confonde una delle dimensioni più evolute dell'uomo, l'amministrazione e l'immaginazione della cosa comune, con quattro poveracci sporchi, loro sì, che scegliamo per realizzarla.

lunedì 4 maggio 2015

Los Angeles dell'adolescenza

Los Angeles de la Habana
A quarantott'anni sei un coglione malinconico o incattivito. A venti un'esplosione di propositi che a te sembrano valere come diamanti ma al mondo sembrano merda. Poi ha ragione il mondo. Ma tu aspetti i trenta per fargliela vedere al mondo, per prenderti la tua rivincita. Ma a trent'anni sei tu il mondo. E il gioco è fatto. Se eri Mozart te ne accorgevi a sei anni. Se sei un coglione te ne accorgi a trent'anni o giù di lì. Ok, questo per dire che a quattordici invece non sei niente. L'adolescenza. L'età più stronza che abbiano inventato. Quel paradiso che perde i pezzi, i cherubini che ti fregano lo specchietto della Vespa, gli angeli con le trombe celestiali che si fanno le trombe. Un casino davvero. Proprio a questo penso in un sabato pomeriggio torrido. Sono le 4 e sono seduto su un muretto del Le Select, un locale di Playa. Fra un paio d'ore c'è il concerto dei Los Angeles e in giro c'è nervosismo.

sabato 25 aprile 2015

Liberazione al ristorante Bella Ciao


Ristorante Bella Ciao
In una data come quella di oggi avrei voglia di parlare di Liberazione. Di quei poveri cristi che ci avevano messo tutto, in molti casi la vita stessa, per consegnarci la possibilità di mettere in piedi un paese migliore. Provo disgusto e rispetto, strano binomio, nel parlarne. Disgusto perchè, ahimè, ho letto i capitoli successivi di quella storia. Rispetto perchè io oggi non avrei palle e motivazioni per fare lo stesso. Mi piacerebbe rivolgere un pensiero di gratitudine a quelle persone e dirgli che il loro sacrificio non è stato vano. Invece è un'ipocrisia. Il loro sacrificio è stato vano.

lunedì 20 aprile 2015

Le donne cubane camminano


Le donne cubane

Le donne cubane camminano in un modo unico al mondo. Non ci credete? Provate ad osservare le donne cubane mentre camminano, scoprirete perchè.

mercoledì 15 aprile 2015

Comici, spaventati guerrieri: Panfilo Epifanio.


Panfilo Epifanio
È sabato. Non ho nulla da fare. Il pomeriggio lo passo a bighellonare tra libri e un paio di cose da scrivere. Mi chiama Dalia e mi chiede se ho voglia di andare a vedere uno spettacolo comico al Karl Marx. Le dico che odio i comici. Quelli cubani specialmente. Mi dice che c'è Panfilo. Panfilo mi piace. Ogni lunedì fa una trasmissione in prima serata che si chiama "Vivir del cuento" che ha ascolti altissimi e lui è bravo. Mia figlia mi dà il tormento dalle retrovie: "dai papà, andiamo, andiamo...". Insomma, vado. Il fenomeno degli umoristi cubani è in ascesa incontrollabile da qualche anno. Un fenomeno simile al reggaeton. Non c'è locale che non abbia nel suo programma settimanale il comico di turno. Io non li sopporto. Nella maggior parte dei casi una comicità di basso livello al servizio del luoghi comuni più triti, volgarità gratuita, superficialità a vagoni.

lunedì 13 aprile 2015

Ristorante Olivo

Ristorante Olivo CubaSerata pigra. In frigo ci sono poche cose e nessuno ha pensato alla cena. Si tratterebbe di scaldare qualche vecchia pizza messa a congelare come una mutanda ripiegata su se stessa. I soliti buoni propositi: "Dobbiamo programmare. Programmare. È chiaro? Non possiamo arrivare alle otto e aprire il frigo per vedere che c'è...". No, infatti. Taccio sul fatto che sono 48 anni che va avanti così: mutande ripiegate, attacchi al sacchetto della farina per assorbire carboidrati, succhiare würstel congelati come fossero un calippo, frutta compulsiva e acida scansando gli insetti che ci hanno trovato casa. Bene. Sono giorni che passo davanti ad un cartello in calle 20. Il cartello promette bene: Olivo. Mi tornano su, come i würstel congelati, immagini di Romano Prodi che sventola una bandiera e sembra un idiota al circo. Poi, negli anni, si è rivelato un idiota al circo, ma questa è un'altra storia. Ok, andiamo.

martedì 7 aprile 2015

La guayabera di Zoila

La guayabera di Zoila
Io e l'eleganza siamo due nemici inconciliabili, questo è noto, e a Cuba riesco a far dubitare chiunque sul grande stile italiano che è il nostro biglietto da visita nel mondo. Spesso il mio aspetto ricalca quello di un homeless uruguaiano e non è raro cogliere espressioni di perplessità quando presento il mio biglietto d'invito a qualche ricevimento. Occhi che dicono: "e questo dove l'hanno raccattato?", impasse che viene fortunatamente interrotta da qualche persona che mi conosce e che dice: "No, è tutto a posto, lui sta con noi...". Bene, forse è questo il motivo per cui sono stato omaggiato di una splendida Guayabera in occasione della Settimana della cultura italiana a Cuba, un messaggio elegante per dire: "Alessà, datte una sistemata...".